Lo specchio, conosciuto per le sue eccellenti qualità riflettenti, è il grande protagonista di questo piccolo insegnamento, un concetto che molti dovrebbero tenere a mente.

L’ho scelto come argomento da trattare perché sento spesso deleghe di responsabilità dinanzi a fallimenti, oppure concorrenti che si parlano male dietro, succede anche tra colleghi.

Attribuire o meno una colpa o una responsabilità è necessario per determinare eventuali provvedimenti da prendere, soluzioni da individuare eccetera, spesso però questa “sentenza” nasce dall’esigenza di pulirsi la coscienza, scaricando la colpa ad altri, o quantomeno assegnargliene una fetta, ci fa stare meglio “temporaneamente”.

In questo caso però non stiamo parlando di chi accusare, quando e come, sarebbe un argomento a parte, molto lungo e con infinite sfumature; in questo articolo voglio improntarmi di più sul mindset che la frase aiuta a trovare, cioè sul fatto che, ai fini della nostra crescita personale, è poco utile accusare gli altri. Se i fatti evidenziano un mancamento, un fallimento o comunque un evento negativo, la cosa più costruttiva da fare è quella di individuare la propria oggettiva parte di colpa, il punto di partenza per migliorarsi e non ripetere gli stessi errori.

Non c’è direttore, capo, collega o chi per loro che possono tornare indietro nel tempo e cambiare le cose, l’unica cosa che si può fare è cercare di rimediare, quanto meno per gli eventi futuri, evitare di ripetersi negli errori è un grosso valore aggiunto alla nostra crescita, sia personale che aziendale.

Bisogna anche considerare le energie ed il tempo spesi a parlar male o infamare qualcuno, sembra una stupidaggine, ma sostenere delle tesi richiede tempo ed energia, che sarebbero spesi molto meglio se investiti su noi stessi. Personalmente ritengo sia una cosa negativa a prescindere, anche perché, per quanto naturale ci possa venire, spendere il nostro tempo a parlar male degli altri è una cosa deleteria per tutti.

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