Da sempre l’essere umano si relaziona ai prodotti ed i relativi brand, fin dal primo “marchio” l’essere umano ha imparato a creare un legame con esso, questo aspetto si sommava in piccola parte con la visione del prodotto fine a se stesso, quando c’era meno pubblicità e concorrenza si dava spazio alle cose prima che ai Brand.

Oggi non è così, c’è talmente tanta scelta per tipologia e natura dei prodotti e dei servizi che differenziarsi diventa sempre più difficile. È difficile per i brand come è difficile distinguere per i consumatori, tutto sembra uguale, o quantomeno tutto quello che le aziende sacrificano per un livello di qualità elevato divento uno standard comune, cosa guardiamo oggi veramente?

Oggi guardiamo l’esperienza che quel prodotto ci racconta, immaginiamo l’esperienza che quel prodotto ci può dare, ci relazioniamo al Brand in modo più intenso, instaurando un vero e proprio rapporto con lui.

Ed in un rapporto tra brand e consumatore cosa viene a generarsi? Si creano sentimenti, aspettative, anche affetto volendo. Un brand può aver segnato la nostra infanzia, o rappresentare un sogno mai realizzato, un brand può diventare lo scopo della nostra vita.

In tutto questo capite bene che l’essere umano e la sua visione cambiano notevolmente, ed è proprio qui che il marketing abbraccia l’affascinante mondo della psicologia, dando vita allo psicomarketing.

Lo psicomarketing studia l’esperienza dell’utente, la sua visione del brand, come gli arriva il sentito e lo rimanda all’esterno. Esperti psicologi studiano questi comportamenti, fanno focus group, questionari ed altre attività, dove pongono domande studiate per capire alcuni aspetti di questo contesto e dove poi analizzano le risposte. Il risultato diventa l’arma vincente per pianificare una strategia efficace.

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